In casa Volkswagen si respira un’aria di crisi impronosticabile, riflesso di una Germania che sta vacillando. Il guaio è tutt’altro che banale.
La Volkswagen si regge su di un universo di marchi premium che riescono ad essere ancora scelti per la loro qualità costruttiva di primissimo livello. Lamborghini, Porsche, Bentley, Bugatti, già da sé possono vantare una clientela selezionatissima. Senza dimenticare Audi, Skoda, Cupra e la Ducati che, negli ultimi anni, ha avuto un exploit clamoroso.
Le acquisizione di top brand ha reso il Gruppo VW uno dei più solidi al mondo, potendo vantare molte carte nel mazzo, compresi i veicoli commerciali, truck e bus. Se pensate, però, che la sola Toyota che, fatta eccezione per il marchio premium Lexus e, le piccole Daihatsu e Hin, vende più auto al mondo, il quadro della VW finisce per essere messo sotto osservazione, specialmente in questo momento di transizione.
La Toyota, prima di una rivoluzione totale con il nuovo numero 1, era restia all’adozione dei motori elettrici. I tecnici avevano puntato con il lancio della Prius sull’ibrido, associando anche la novità idrogeno con la berlina Mirai, guardando sempre con un certo sospetto le mosse dei rivali teutonici. La VW, invece, si è ritrovata a portare avanti una strategia che è risultata controproducente. Hanno accelerato tantissimo sulla tecnologia alla spina, promuovendo una nuova gamma che, salvo ecobonus, non ha fatto breccia nel cuore degli appassionati. Ecco come la rivoluzione elettrica ha impattato il mercato delle due ruote.
Prendete, ad esempio, la nuova ID.3 che nei piani strategici dei vertici del marchio di Wolfsburg avrebbe dovuto prendere il posto di una Golf. La sua popolarità è crollata e le sorelle maggiori non hanno fatto di meglio. La rivoluzione elettrica in molte realtà non è nemmeno cominciata. Sul piano dei prezzi le EV continuano a risultare proibitive per la fascia media. Si tratta di vetture essenziali anche in termini di materiali, ma con un piacere di guida che non può essere paragonato alle compatte Polo e Golf.
I numeri della crisi della VW
Il CEO di Volkswagen, Thomas Schafer, ha dichiarato che il marchio non risulta essere più competitivo, a causa delle strutture, dei processi e dei costi elevati con una necessità di snellire il personale. Tutto ciò si tradurrà in un licenziamento in blocco di tantissimi operai. Purtroppo l’elettrico ha tanti lati oscuri che, in qualche misura, hanno coinvolto già diversi brand.
La scarsa vendita delle novità alla spina ha portato il CEO del Gruppo a parlare di problemi e tagli al personale. Ben presto la medesima situazione si andrà a riproporre anche per altre case costruttrici teutoniche. L’obiettivo è di ridurre di 10 miliardi di euro i costi, una somma esorbitante e che potrebbe portare la VW a vivere una crisi clamorosa.
La tattica attendista sul full electric della Toyota è risultata vincente e non ci sarà bisogno di tagli. Secondo l’agenzia Reuters è probabile che entro la fine dell’anno sarà chiaro il plan di ristrutturazione della VW in vista di un futuro con prospettive diverse. L’azienda leader del mercato dovrà puntare su nuove auto in linea con le esigenze della fascia media. Gli ultimi modelli sono stati visti con un voler snaturare un DNA storico vincente.