Cosa sta succedendo al mercato interno dei carburanti, la novità inattesa lascia gli automobilisti senza parole.
Le crisi internazionali hanno sempre notevoli effetti sui prezzi delle materie prime in particolare su quello dei carburanti. Spesso le fiammate speculative si accompagnano alle tensioni internazionali, in particolari ai conflitti armati che coinvolgono aree o Paesi produttori di petrolio. Gli esempi storici non mancano.
Basta ricordare le conseguenze della guerra del Kippur tra Israele e Paesi arabi nel lontano 1973. Al conflitto seguì una crisi energetica che durò anni. I prezzi della produzione petrolifera raddoppiarono nel giro di pochissimo tempo e la produzione calò del 25 per cento. Il petrolio divenne uno strumento del confronto tra Stati Uniti e Nato, alleati di Israele, da una parte e Paesi dell’Opec (Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio), a favore della causa araba.
Le conseguenze per l’Italia furono prezzi dei carburanti alle stelle e il varo di provvedimenti di austerity da parte del Governo, con misure drastiche di riduzione degli sprechi, come il divieto di circolazione domenicale in auto o il taglio dell’illuminazione commerciale e stradale. Ma oggi cosa sta succedendo nei mercati internazionali con il conflitto in corso?
Come allora ci sono 2 schieramenti: da una parte Usa e Paesi occidentali con Israele, dall’altro molti Paesi facenti parte dell’Opec+ con i palestinesi. Come allora c’è un tentativo di approfittare della situazione per tagliare la produzione del petrolio e quindi alzarne il prezzo, ma oggi le conseguenze non sono quelle previste.
Il taglio della produzione decisa dall’Opec+ non determina un aumento dei prezzi, c’è quella che in gergo tecnico viene chiamata quotazione depressa. Il tentativo di Arabia Saudita e Russia è di mantenere una centralità politica nello scenario internazionale, ma la situazione vede un protagonista che cambia le carte in tavola.
Gli Stati Uniti producono ormai 13 milioni di barili al giorno e sono in grado di sostituire il petrolio Opec sul mercato, mantenendone costante il prezzo. Inoltre la presenza del Brasile come produttore di elevate quantità riduce ancor più lo spazio di manovra dell’Opec, almeno per ora. A questo si aggiunge la minor domanda da parte della Cina, per il rallentamento dell’economia locale. Quindi la produzione mondiale complessiva si mantiene elevata, nonostante le decisioni dell’Opec.
Il risultato? Le quotazione del petrolio stanno calando sul mercato internazionale e per l’Italia significa prezzi bassi dei carburanti, come non capitava da tempo. Nei giorni dell’Immacolata la media della benzina alle pompe era di 1,790 euro la litro e per il gasolio di 1,764 euro al litro. Le prospettive mondiali sono per altri ribassi delle quotazioni e dunque i prezzi dei carburanti potrebbero mantenersi ai livelli attuali o addirittura diminuire anche prima di Natale.
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