Potersi permettere un’auto in Italia, nei tempi attuali, sta diventando un lusso. I dati non mentono e mettono in mostra una tendenza preoccupante.
Sempre meno giovani sono affascinati dal mondo dei motori. Quella che era una religione che sembrava essere inscalfibile si è persa, soprattutto nella nuova gen che, a stento, prende la patente una volta compiuti 18 anni. Le cause possono essere svariate, ma una in particolare si riconduce all’elemento costi.
Un neopatentato non dovrebbe avere la pretesa di guidare vetture sportive o care, ma il problema è che anche le utilitarie stanno diventando proibitive. La rivoluzione elettrica ha cambiato le carte in tavola, facendo schizzare i prezzi delle city car a cifre impensabili. Se una FIAT 500 alla spina supera i 25mila euro senza ecobonus, è proprio il caso di dire: “Houston, abbiamo un problema!”.
Le famiglie italiane un tempo potevano godere di veri e propri parchi auto. Non era utopia possedere due automobili e un paio di mezzi a due ruote, magari un motorino per la città ed una moto per il weekend. Erano tempi diversi. La crisi economica, acuita dall’invasione russa in Ucraina e gli anni pandemici, hanno messo in ginocchio le famiglie. L’automobile non è più diventata una priorità assoluta. Con lo spettro della dead line del 2035, tra l’altro, è diventato ancora più caotico il quadro.
In tantissimi hanno deciso di tenersi stretta la vecchia auto con motori a combustione, nonostante i prezzi alle stelle di benzina e diesel. L’Italia, infatti, conserva un primato inquietante, presentando uno dei parchi auto più vetusti d’Europa. Di sicuro aumentando i costi di mantenimento le cose non cambieranno. Da una analisi è emersa una realtà inquietante in merito ai costi di gestione.
I dati presentati dall’Osservatorio Segugio.it mettono in chiaro che per avere un automobile alle nostre latitudini l’esborso oggi supera il mille euro annui per il mantenimento e l’utilizzo. La RC, obbligatoria per poter circolare, addirittura è risultata sempre superiore al 20% della spesa complessiva di un automobilista tipo. E’ stato preso un campione di un automobilista milanese che percorre, ogni anni, 10mila km per tracciare una valutazione sconcertante.
La spesa può variare in base al segmento scelto, ma anche per quello A è di ben 1.453 euro. Più si sale e si passa a vetture di segmenti superiori più il costo aumento. Per un’auto di segmento C, sostanzialmente, la spesa annuale schizza, in Italia, già a 1.829 euro. E’ paradossale che l’uso in strada di una vettura e il suo banale mantenimento possa comportare, mediamente, un esborso così alto per una famiglia.
Se si passa poi al segmento E/F il costo totale annuo dell’auto sale fino a 2.673 euro. Tantissimi hanno bisogno di vetture solide di questo tipo per lunghe percorrenze. A pesare così tanto non è solo la voce di spesa relativa a bollo e revisione (tra il 12% e il 27%), ma l’assicurazione e il costo del carburante che rappresentano un vero e proprio salasso, calcolabile tra il 53% e il 65% e per i segmenti più economici si registra l’incidenza maggiore. Un quadro nero, destinato solo ad aumentare in futuro.
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