Dieselgate, uno scandalo che ha coinvolto moltissime automobili. Qualcosa di veramente grosso è però capitato di recente.
Molte persone ancora oggi si ricordano di quanto accaduto a Volkswagen – e non solo – nella vicenda conosciuta in tutto il mondo come dieselgate. Da quella storia a dir poco negativa per l’automotive tutto di tempo ne è passato, e per fortuna appare più come un lontano ricordo che un vivo trauma commerciale.
Purtroppo, però, a quanto sembra la situazione legata al diesel sarebbe degenerata anche altrove. In questa precisa occasione Volkswagen non c’entra assolutamente nulla.
Grande protagonista in negativo della vicenda sarebbe Cummins. Stiamo parlando di un’azienda con sede a Columbus in Indiana (USA) e che si occupa di produrre, ideare, distribuire e mantenere motori diesel, a gas naturale e tecnologie affini varie. Possiede circa 500 distributori, indipendenti e diretti, oltre a oltre 5.200 rivenditori in più di 160 Stati del mondo.
Cummins ha un passato certamente di valore all’interno dell’automotive grazie ai suoi motori, ma adesso le buone notizie non sembrano riguardare il brand in questione più di tanto. Non in questo caso sicuramente. L’azienda statunitense dovrà pagare ben 1,675 miliardi di dollari per aver alterato illegalmente centinaia di migliaia di turbodiesel da 6,7 litri.
Parliamo di motori montati su veicoli targati Ram – azienda produttrice di pick-up e veicoli commerciali fusa in Stellantis – risultati non conformi. La sanzione appena rivelata è sicuramente la più grande mai emessa a livello civile dal Dipartimento di Giustizia seguendo il Clean Air Act.
E’ la seconda assoluta legata a questioni ambientali. Ciò, però, ed è bene specificarlo accuratamente, non sta a certificare un’ammissione di colpa. E infatti, in un comunicato stampa pubblicato recentemente, Cummins afferma proprio che “la nostra società non ha presente alcuna prova che attesti che qualcuno dei nostri abbia agito in malafede.
E, quindi, non ammette alcun illecito”. Di tutt’altro avviso Merrick B. Garland, procuratore generale: “Le nostre stime preliminari suggeriscono che i dispositivi di manipolazione sul alcuni motori Cummins hanno causato la produzione di migliaia di tonnellate di emissioni in eccesso di ossidi di azoto”.
In qualunque modo la si veda, comunque, si tratta certamente di un evento molto delicato. Sappiamo molto bene e conosciamo altrettanto perfettamente gli sforzi che le aziende automobilistiche e i Governi di tutto il mondo stanno portando avanti da anni in tema di sostenibilità ambientale. In ogni caso, dobbiamo capire ancora come si concluderà questa storia. Ad oggi di colpevoli sicuramente non ce ne sono: e dato che è fin troppo facile passare da carnefice a vittima e viceversa, attendiamo pazientemente.
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