La Fiat 600 ha fatto la storia nel secondo dopoguerra italiano. Ecco una trasformazione che non ci saremmo mai aspettati di vedere.
Vi sono cose che nella vita ci lasciano senza parole. Per gli amanti delle auto Fiat e delle moto, avete capito bene, c’è una novità da sballo. Nel secondo dopoguerra la casa piemontese era guidata da Vittorio Valletta, cui venne affidato il compito di motorizzare la nuova Italia repubblicana. Era un periodo storico straordinario per il Belpaese.
C’era una voglia matta di creare e fare. Gli italiani avevano bisogno di vetture che fossero una evoluzione rispetto alla Topolino. La prima auto che negli anni ’50 cambiò che carte in regole fu la 600. In seguito la 500 divenne lo status symbol di una nuova generazione di italiani. Valletta incaricò Dante Giacosa di promuovere la nuova vettura che avrebbe dovuto rispondere alle esigenze di una fascia di popolazione che non poteva spender tanto.
La 600 venne svelata il 9 marzo 1955 a Ginevra, nel Palazzo delle Esposizioni. Presentava due portiere ed un abitacolo comodo solo per quattro persone. Era dotata di un motore di nuova progettazione, il “100”, posto in una posizione posteriore di 633 cm³, erogante una potenza di 21,5 CV (pari a 15,8 kW) a 4600 giri al minuto, capace di far sfrecciare la vettura fino a 95 km/h. Oggi ci appare una velocità ridicola, ma ai tempi era un buon risultato, specialmente per un’auto che era usata in città e brevi gite fuori porta. Il prezzo di listino era di 590.000 lire.
La Fiat 600 fu la prima super utilitaria italiana. Il successo arrivò puntuale nel corso degli anni. Il prezzo competitivo, una discreta abitabilità, un buon handling rappresentarono un compromesso perfetto per godere di soddisfazioni alla guida. L’arma vincente fu anche il basso costo di gestione: 14 km con un litro e, con una potenza fiscale di 9CV, una tassa di circolazione di sole 10.000 lire. Ai tempi, come oggi, la Fiat fece bingo, anche grazie ad una campagna pubblicitaria mirata.
Nelle immagini in basso vi sembrerà di intravedere una Volkswagen. La casa di Wolfsburg con il Maggiolino e la Renault con la 4CV avevano scelto una impostazione stilistico-dimensionale con un motore completamente nuovo. La Fiat fece una scelta anticonvenzionale con un 4 cilindri verticali, raffreddato ad acqua e con 4 marce.
Il motore progetto 100, da 633 cm³, aveva, per la prima volta per FIAT, il basamento monoblocco. Crearono un motore con una affidabilità pazzesca a tal punto che è arrivato sino al 2000. Su YouTube, al canale HillClimb Monsters, abbiamo scoperto una Fiat 600 addirittura equipaggiata con un motore BMW S1000RR, una superbike della casa tedesca. La vettura italiana ha un motore posteriore a quattro cilindri in linea da 999 cc che produce circa 215 cavalli.
Viaggia a 14.000 giri al minuto, molto più dei V12 da 11.100 giri al minuto dell’Aston Martin Valkyrie. Questo motore manda potenza all’asse posteriore, attraverso il cambio a sei marce della S1000RR. Se il peso effettivo è di 580 kg, quasi la metà del peso a vuoto della Mazda Miata MX-5, stiamo parlando di un mostro spaventoso. In un test alla Skradin Hillclimb in Croazia l’auto sembra una scheggia. Si tratta di una scelta che ci appare folle, ma online ogni giorno emergono filmati di imprese tecniche sui generis.
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